Il complesso ha una notevole rilevanza architettonica, una superficie utile di circa 23.000 mq ed è composto da vari edifici costruiti tra il XVIII e il XX secolo.
La prima Società di Lanificio di Stia fu costituita nel 1852, quando già da alcuni decenni si era sviluppata una moderna attività imprenditoriale organizzata in modo tale da concentrare in un unico stabilimento le varie fasi della lavorazione della lana. Nei primi anni ‘60 dell’Ottocento il Lanificio occupava circa 140 operai e si ricorda come il primo in Toscana ad impiegare macchinari importati dall’estero.
Dopo anni di abbandono molti tetti e porzioni di edifici erano crollati, infiltrazioni d’acqua danneggiavano i muri, tonnellate di materiale di scarico era accatastato e marciva dentro e fuori gli edifici creando dissesti, la vegetazione aveva invaso ampie porzioni dello stabilimento, entrando all’interno e distruggendo anche le finiture.
Le vecchie turbine e il percorso dell’acqua, dalle tubazioni in pressione alla gora di scarico nel torrente, costituiscono uno degli elementi di maggiore interesse.
Io sono entrata in fabbrica il 30 settembre 1935, avevo 14 anni, ho lavorato in fabbrica circa 44 anni. Il lavoro mi piaceva, ma ero un po' distante, perché dovevo venire a piedi da Porciano. Quando si faceva il turno si doveva essere lì per le 5 la mattina. D'inverno lassù era pieno di neve, ho sofferto tanto per venir giù, si portava il termos col caffelatte...
Dopo un'esperienza al Lanificio di Stia, fuori si veniva etichettati, perché si sapeva qualcosa in più, forse perché in famiglia ci si tramandava sempre gli stessi lavori, in casa si masticavano i problemi del lavoro e della macchina. Magari in una stessa famiglia c'erano cinque-sei persone che lavoravano tutte dentro il Lanificio: per questo c'era benessere a Stia.
Nella “stanza” dove lavoravo io si facevano le licciate. Eravamo tutte donne giovani di 15-16 anni, le incorsatrici erano tutte donne. S'era in una stanza sei o sette ragazzine giovani, si faceva tante risate, si faceva un po' chiasso, e Bertolotti ogni tanto veniva a rimproverarci...
Entrai al Lanificio che avevo 12 anni e 6 mesi. Dopo varie esperienze, mi mandarono in un reparto chiamato magazzino lane, dove si facevano le miste. Sapevo riconoscere al tatto la finezza e la provenienza di tutte le qualità di lana. Diventai capo reparto tecnico e mandavo avanti tutto il magazzino: mi mandavano un campione e io dovevo sapere che colori ordinare e le qualità di lana che occorrevano per fare le miste.
I Lombard avevano questa magnanimità: arrivava Natale e davano il taglio del cappotto agli impiegati del Lanificio, a tutti i loro contadini, a tutti i fattori: tutti quel giorno dovevano avere il cappotto nuovo, e a Pasqua l'abito. Presenza fisica a Stia pochissima, ma per qualunque richiesta Lombard era disponibile.
Io sono entrata in fabbrica nel 1942 e sono venuta in pensione nell'85. Del telaio ne avevo fin sopra i capelli! Siccome ero capofamiglia, ho lavorato anche in tempo di guerra. Si lavorava anche la notte perché si facevano tre turni. Si facevano panni militari: il grigio-verde e l'aviazione, che tingeva tutte le mani di blu...
L'orditura è stata tutta la mia vita, ho fatto sempre l'orditrice: l'ho fatto tanto volentieri perché era un lavoro interessante, non era un lavorino da niente... c'era da lavorare ma anche da metterci la testa. Ora parecchie persone vanno a lavorare purtroppo anche senza interesse, invece noi ci si teneva tanto a lavorare qui dentro, era un lavoro di pregio. Si è lavorato veramente con amore.